27 ottobre 2006

Importanti novità per "Assaggi di San Severo"


(leggere prima: "Salviamo le piccole e medie imprese per salvare San Severo")
Attenzione: importanti novità per tutti coloro che sono interessati al consorzio "Assaggi di San Severo": dal 7 Novembre l'export area manager di Assaggi sarà nella Repubblica d'Irlanda per una serie di colloqui con imprese commerciali e con la grande distribuzione locale. Tutti gli imprenditori che sono interessati ad esportare in Irlanda ci contattino al più presto!
Abbiamo ricevuto fra i commenti questa annotazione dell'E.A.M. che volentieri pubblichiamo
Prima di partire vorrei esporre dei problemi agli imprenditori di San Severo che hanno intenzione di entrare nel consorzio.
Abbiamo scelto l'Irlanda come primo target per l'esportazione dei prodotti di San Severo perchè è un Paese che negli ultimi anni ha visto crescere molto il tenore e la qualità di vita e si è aperto ai prodotti di qualità esteri.
Tanto che attualmente la Repubblica d'Irlanda ha un reddito pro-capite superiore a quello dell'Irlanda del Nord.
Vendere i prodotti di San Severo in Irlanda non è cosa facile.
Quando si vende in un Paese straniero chi deve comprare vuole conoscere il più possibile del prodotto che gli viene proposto.
Nel caso di prodotti agroalimentari teoricamente basterebbe assaggiare.
In pratica l'assaggio è del tutto inutile perchè chi acquista non ha idea dei gusti del consumatore finale.
Eppoi l'agroalimentare -e specialmente il vino- è come un quadro: non solo può piacere o non piacere, ma se un grande critico ha detto che è bello, allora quel quadro è bello.
In tal senso il compratore più che comprare un prodotto compra un concetto, un'idea, la fama che ha quel prodotto.
In termini pratici se si presenta in Irlanda un rappresentante del consorzio francese per lo champagne è chiaro che mette in campo un potere contrattuale dato da successi mondiali e fama costruita nei secoli.
La situazione di San Severo -inteso come prodotto da esportare- non è paragonabile neanche lontanamente a distretti più conosciuti.
Addirittura mi potrei spingere a dire che se gli irlandesi hanno qualche conoscenza di San Severo e dei suoi prodotti probabilmente non è positivo.
Quindi all'estero si incontrano due poteri contrattuali "virtuali" e "vince" chi ne ha di più.
Non chi sa barare meglio: oggi informarsi è facile, basta fare una ricerca in Internet e, se la sai fare, ti fai un'idea attendibile di cosa rappresenta il tuo interlocutore.
Allora conterà molto anche un certo sostegno che mi darete voi da San Severo: se arrivo alle contrattazioni con un pacchetto di proposte ampio e soddisfacente ho più probabilità di spuntare buoni contratti.
Presentarmi a nome di un Consorzio che rappresenta i prodotti di San Severo dà una certa idea di compattezza e quindi di forza: può essere un buon inizio per una strategia premiante nel tempo.
Non voglio dire che dovremmo affrettarci a recuperare secoli di arretratezza, ma solo di intraprendere una strada con decisione e sapendo dove si vuole arrivare (obbiettivi chiari per strategie giuste).
D'altra parte qualche punto di forza il vino di San Severo (il prodotto più caratteristico e quindi trainante) ce l'ha, come un buon rapporto qualità-prezzo. E gli Irlandesi, al pari degli Scozzesi, a questo particolare tengono molto.

26 ottobre 2006

Tramandare le tradizioni di SanSevero


- Preservation hall: un istituto dove si insegna alle giovani generazioni la cucina e le conserve tradizionali e, nei periodi giusti, le si fa (proposta nata in una scuola elementare perché un bambino si lamentava che non aveva visto mai fare la salsa o il vino…). Poiché sta scomparendo l’usanza di fare la salsa perché è troppo fastidioso farlo in casa, il comune potrebbe mettere a disposizione attrezzi e locali per semplificare le cose a chi vuole. Così per il vino e le conserve. Si può arrivare addirittura ad auto-finanziare l’iniziativa facendo un mercatino dei prodotti preparati.

Una proposta ai sanseveresi in sovrappeso (e non)

Quello che segue è un commento anonimo postato da Asse.

Sono un medico e constato quotidianamente quanti danni sta facendo la vita comoda e l'abbondanza sulla nostra salute. Si può dire che gran parte delle malattie che tratto (quindi gran parte del mio lavoro) sono dovute a sovrappeso e obbesità (dall'ipertensione, il diabete, "il colesterolo" alle lombalgie, malattie circolatorie...).
E' usuale in questi casi consigliare una dieta. Personalmente mi chiedo come si possono illudere persone che non sanno dire di no, giorno dopo giorno, a piccoli sacrifici (dolci, cioccolato, il bicchierino...), di riuscire a fare una dieta?
Sembra che in America le diete non siano più di moda e per dimagrire si tende a cambiare le abitudini di vita.
Allora propongo: perchè nella nostra bella San Severo non rispolveriamo le biciclette?

25 ottobre 2006

Lettera di un politico.

E' arrivata la seguente lettera di un nostro amico, un politico di una grande città del nord al quale avevamo chiesto un parere su "San Severo in piazza". Molto volentieri la pubblichiamo

Una vecchia canzone di A.Venditti -che riportava il pensiero corrente di una certa Italia- diceva “…e disprezziamo i politici” (In questo mondo di ladri). Io sono un politico di professione e nonostante tanti mi adulano e mi inseguono
-attribuendomi poteri che non ho- sento un disprezzo verso un lavoro che nessuno capisce (fra questi anche molti politici).
Oggi parlavo con un mio compagno di infanzia che riassumendomi la situazione occupazionale dei figli (tre occupati saltuari) mi ribadiva come è marcio il sistema (…di cui faccio parte). Subito dopo passava ad enumerare le colpe del marciume. Presto detto: tutte dei politici.
Il marcio del sistema è talmente radicato in tutto che il mio amico non ha la più pallida idea di una elementare logica: se mi chiedi il posto per tuo figlio, mi stai chiedendo di avvantaggiare i tuoi interessi a scapito di qualcun altro, non certo di fare gli interessi della comunità che rappresento. Ma allora quanto poi passando dai tuoi figli disoccupati arrivi ai politici ladri mi dovresti pure spiegare perché io politico dovrei privilegiare i tuoi interessi e poi non dovrei rubare, cioè non dovrei privilegiare i miei? Se per i tuoi interessi devo rinunciare ad un ideale di giustizia, secondo quale criterio poi dovrei ritornare giusto quanto si tratta dei miei interessi? Insomma se la cultura e la morale dell’elettorato non va oltre il voto di scambio, è chiaro che il mandato che date ai politici è: vai e fai gli interessi tuoi e del gruppo che ti ha eletto.
Allora vogliamo delinearlo il problema di questo sistema che oggi sta diventando una grossa zavorra?
Se siamo arrivati ad una politica così spettacolare di chi è la colpa?
Probabilmente le colpe vanno equamente divise fra tre soggetti principali: i politici, ovvio, i mass-media (un po’ meno ovvio) e l’elettorato.
Allora la colpa è di tutti? Si, proprio di tutti.
I mass-media vendono di più o hanno maggiore audience se parlano di liti e conflitti e quindi tendono a “calcificare” (scusate il bruttissimo termine, che non è da riportare al significato che spiega qualsiasi vocabolario ma vuole essere un neologismo dedotto dallo sport più popolare d’Italia) lo scontro politico.
Buona parte dell’elettorato si interessa –o addirittura si appassiona- di politica solo se vede lo scontro, se è chiamato a fare il tifo per qualcuno.
E i politici che fanno? Entrano nello spirito della partita rinfocolando la disputa e dimenticando il vero scopo del loro ruolo. Perché il ruolo del politico è di risolvere i problemi della gente. Determinati problemi. Non quello di girarci intorno. Ed è certo più facile caricare la gente contro un presunto nemico che non inventarsi soluzioni nuove per annosi problemi.
Volete la prova che ho ragione? Allora la destra mi deve spiegare cosa c’entra l’anticomunismo con i problemi degli italiani e la sinistra cosa c’entra l’antiberlusconismo. Eppure questi sono i veri motivi per cui la destra e la sinistra hanno vinto –rispettivamente- le elezioni.
In questo contesto sono chiare le responsabilità dell’elettorato, più sensibile e più preparato a determinati temi (che possiamo definire storici ma non certo politici) che non ad affrontare i problemi dell’Italia e del mondo d’oggi. Insomma più avvezzo a fare il tifo che non a ragionare.
Il mio appello va ai politici, ai mass-media e agli elettori. A questi dico: non potete aspettarvi una classe politica competente e preparata se continuate a votare a destra perché “Berlusconi ha il grande merito di aver arginato l’avanzata dei comunisti” o a sinistra perché “tutti sanno come si è creato il suo impero Berlusconi”.
Così vi fate solo del male perché rinunciate al vostro sacrosanto diritto di scegliere un rappresentante degno che si batta per i vostri problemi.
Ai giornalisti dico: non ci fate bella figura facendo tavole rotonde e servizi speciali solo quando i premier si beccano, o i boiardi vengono alle mani, o si prendono a parolacce: la politica spettacolo vi farà diventare famosi (e magari più pagati) ma non aiuta certo ad affrontare con animo sereno gli enormi problemi che abbiamo. Ma secondo voi, oggi come oggi, non fa più notizia un amministratore che risolve un problema del proprio elettorato, che non due politici che si prendono a parolacce?
Ai politici dico: a tutti noi farebbe bene seguire un corso di formazione professionale, tornando a ripassare l’alfabeto della politica. La politica non è competere con il tuo concorrente della fazione opposta badando nel frattempo che il compagno di partito non ti rubi la scena. Guardiamo un po’ oltre il nostro orticello: come possiamo avere la presunzione di riuscire a risolvere i problemi odierni se non abbiamo una chiara cognizione di quali siano e di come funziona il mondo. Impariamo a fare politica (e la prima pietra la scaglio contro me stesso): la politica non è saper parlare, saper rigirare la frittata e vendere aria fritta. Non è neanche convincere la gente di avere la chiave per risolvere i problemi più sentiti.

L’ovvia conclusione è che in un mondo così dinamico nessuno si può aspettare di essere servito al meglio se rinuncia a far funzionare il cervello. Rinuncia a giocare in maniera attiva il proprio ruolo. Qualunque esso sia.
Ovunque girate gli occhi è questa la regola. Se il supermercato vende più del negozietto non è solo per una organizzazione superiore: tanti negozietti si sono adeguati e sono riusciti a rilanciarsi.
L’Italia nel contesto mondiale sta pagando molto questa minore dinamicità in tutti i campi.
Con questo vengo al vero scopo di questa lettera. Oggi stiamo vivendo come uomini una tragedia epocale. La prima tragedia di tali proporzioni da quando esiste il “villaggio globale” cioè da quando possiamo usufruire di una rete di comunicazioni istantanee che copre buona parte del mondo. È la tragedia dell’Iraq, dell’Afganistan, della Cecenia, di una vietnamizzazione strisciante che prima o poi arriverà ad un epilogo catastrofico. E non sto discutendo se gli USA vinceranno o perderanno le guerre. Comunque finirà la cosa l’Occidente e il mondo ne usciranno con le ossa rotte (se mai ne usciranno).
A tale tragedia stiamo reagendo come sempre. Non sto ad analizzare se quel come sempre è in senso positivo o negativo. Vorrei vedere chi è quel superuomo che in momenti come questo è capace di una lucidità e genialità da riuscire a tirare fuori dal cappello delle soluzioni diverse.
Io, attenendomi alla regola di questo blog, voglio fare una proposta e mi impegno a portarla avanti nelle sedi competenti. Dopo le guerre comunque ci sarà da riparare i danni: anni per ricostruire e ridare una dignità umana a milioni di persone.
È in questa seconda fase che il mondo potrebbe dimostrare che le tragedie possono servire a farci capire tante cose che la routine e la tranquillità non possono.
Nel nome del villaggio globale oggi ognuno di noi, presi come singoli o come membri di una comunità, può contribuire alla ricostruzione. Per questo io mi farò promotore presso il sindaco della mia città per un gemellaggio con un comune disastrato con caratteristiche simili da seguire passo passo fino alla completa ricostruzione, presso la Provincia e presso la Regione per un impegno diretto, senza intermediari, con una zona da ricostruire. Non mi importa più di tanto il colore delle amministrazioni.

Come gestire il parco ecologico a costi contenuti

Vorrei proporre al Sindaco (e all’Amministrazione comunale) che l’isola verde compresa fra via Fortore e via Apricena (per intenderci: “Parco ecologico nell’area della delocalizzazione degli Uffici Comunali”) per il quale è previsto un investimento di un milione di euro (fondi POR E. 30.000,00 e cofinanziamento comunale E. 970.000,00 quindi gran parte soldi nostri) venga frazionata in tante parti quanti sono i quartieri di San Severo e venga ad essi affidata.

Ogni quartiere progetterà e realizzerà il suo pezzo di parco –in una stimolante gara a chi lo fa più bello- e in seguito i quartieri gestiranno il parco.
La gestione sarà su base volontaria (non solo pensionati ma una equipe formata anche da lavoratori comuni con l’hobby del giardinaggio che se ne occuperanno al di fuori dell’orario di lavoro).
Inutile sottolineare l'alta prova di maturità civile che un “Parco dei Quartieri” costituirebbe. E questa iniziativa potrebbe essere una sfida agli scettici, a quanti credono che San Severo e i sanseveresi non sono pronti (e uno schiaffo ai maligni che dicono che il parco ecologico è un'ulteriore occasione per dividere soldi fra i facenti parte della nuova amministrazione e chi gli è vicino. Tanto che il nuovo parcheggio...).

L'inquinamento derivante dall'agricoltura

Il territorio di San Severo è fra i maggiori produttori di vino d'Italia.
Ha anche notevoli superficie a oliveti. Che fine fanno i sarmenti e gli scarti della pota delle olive?
E tutto gli altri scarti agricoli? In gran parte vengono bruciati dagli agricoltori. Questa operazione "naturale" produce un certo inquinamento evitabile in quanto vi è una legge fisica che dice che maggiore è la temperatura di conbustione e minore ossido di carbonio si forma. In pratica: se gli scarti agricoli vengono bruciati sul terreno si forma più NO rispetto a quanto se ne formerebbe se fossero bruciati in un forno.

Con la biomassa da scarti agricoli secchi possiamo fare pellets e, secondo la quantità che riusciamo a raccogliere, potremmo conferirne una parte a centrali elettriche alimentate a biomassa (già esistenti anche vicino al nostro sito).
Chi si vuole dare da fare per organizzarci si faccia avanti nei commenti a questo post.

24 ottobre 2006

Civiltà dell'immondizia: quale soluzione?

Da anni ho un piccolo allevamento domestico di lombrichi.
Li nutro con gli scarti biologici casalinghi e di campagna.
Con l’humus che ne deriva preparo il terriccio per un ampio terrazzo che ho e a detta di esperti il terrazzo gode di una salute invidiabile.
Se chiedete ad un giardiniere vi dirà come è ben più difficile tenere un terrazzo fiorente rispetto ad un giardino, non foss’altro perché la coltivazione in vaso comporta tanti lavori in più.

Oramai ho tanti lombrichi, spesso li regalo agli amici che, però, non avendo esperienza non riescono ad allevarli.

Per questo volevo fare una proposta all’amministrazione comunale:
1. - io regalo i miei lombrichi
2. -si trovano un certo numero di volontari disposti a fare una raccolta differenziata scrupolosa e quindi a conferire i rifiuti umidi
3. -il comune ci potrebbe mettere a disposizione un piccolo appezzamento dove coltivare i lombrichi e tenere un orto comune.
Come si vede ognuno farebbe la sua parte.

Tenete presente che in condizioni ideali i lombrichi decuplicano la loro massa in un anno.
Quindi di anno in anno si potrebbero aumentare gli obbiettivi.

Non vorrei tediarvi con i numeri ma faccio notare che San Severo ha circa 56.000 abitanti, cioè intorno a 13-15.000 famiglie. Se partiamo con 100 famiglie il primo anno, decuplicando ogni anno, in quanti anni San Severo avrebbe sufficienti lombrichi per “digerire” i rifiuti di tutti? Fate i conti e avrete una sorpresa. In pochissimo tempo.

21 ottobre 2006

Salviamo le piccole e medie imprese x salvare SanSevero



Il problema grosso delle piccole e medie imprese è la commercializzazione del prodotto.
Prodotti, magari ottimi, restano invenduti perchè la rete di vendita non è idonea (o non esiste).

Vogliamo organizzare un consorzio fra le piccole e medie aziende di San Severo per offrire tre vie di commercializzazione

- un locale in centro che oltre alla vendita organizzerà degustazioni, convegni e serate promozionali

- un sito internet destinato soprattutto ai sanseveresi nel mondo

- il contratto con una ditta cinese che vende, in Cina, prodotti di qualità.


Il consorzio si chiamerà "Assaggi di San Severo", abbiamo presentato l'idea all'Amministrazione comunale che ci ha assicurato il suo appoggio -perlomeno sulla segnaletica- per dare visibilità alla rivendita. Alcune aziende sono state contattate e tutte hanno aderito.

Questa adesione al 100% non la prendiamo come segno che l'idea è buona ma che il problema esiste e va risolto in qualche modo.

Prima di costituirci in consorzio vorremmo sentire il parere di tutte le parti in causa e che tutte le aziende interessate si facciano avanti.

Le aziende interessate ci possono contattare tramite questo sito (il progetto è supportato dall'Asse, editor di questo sito).

Cerchiamo anche un rappresentante.

20 ottobre 2006

San Severo in piazza

Regola fondamentale
niente polemiche, lamentele, proteste, politica, chiacchiere.
Solo ed esclusivamente proposte, idee, progetti...
I problemi di San Severo li conosciamo; se vuoi introdurre un problema nuovo riassumilo brevemente.
Comunque -obbligatoriamente- deve seguire una proposta per risolverlo.
Altrimenti il tuo commento verrà cancellato.