21 ottobre 2006

Salviamo le piccole e medie imprese x salvare SanSevero



Il problema grosso delle piccole e medie imprese è la commercializzazione del prodotto.
Prodotti, magari ottimi, restano invenduti perchè la rete di vendita non è idonea (o non esiste).

Vogliamo organizzare un consorzio fra le piccole e medie aziende di San Severo per offrire tre vie di commercializzazione

- un locale in centro che oltre alla vendita organizzerà degustazioni, convegni e serate promozionali

- un sito internet destinato soprattutto ai sanseveresi nel mondo

- il contratto con una ditta cinese che vende, in Cina, prodotti di qualità.


Il consorzio si chiamerà "Assaggi di San Severo", abbiamo presentato l'idea all'Amministrazione comunale che ci ha assicurato il suo appoggio -perlomeno sulla segnaletica- per dare visibilità alla rivendita. Alcune aziende sono state contattate e tutte hanno aderito.

Questa adesione al 100% non la prendiamo come segno che l'idea è buona ma che il problema esiste e va risolto in qualche modo.

Prima di costituirci in consorzio vorremmo sentire il parere di tutte le parti in causa e che tutte le aziende interessate si facciano avanti.

Le aziende interessate ci possono contattare tramite questo sito (il progetto è supportato dall'Asse, editor di questo sito).

Cerchiamo anche un rappresentante.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho alcuni oliveti secolari e produco olio. Ho, praticamente, una piccola impresa familiare poichè ho comprato dei macchinari per imbottigliare. L'hanno scorso ho prodotto 5000 bottiglie che ho venduto con difficoltà ma ho potenzialità per farne almeno 12.000. Vorrei partecipare al consorzio. (prego di omettere il mio nome sul Blog)

Anonimo ha detto...

Parlo a nome di una cantina medio-grande di San Severo. Penso sia una buona idea quella del consorzio, anche se per la nostra mentalità mi sembra un po' difficile da realizzare. Comunque non voglio fare il disfattista e
quindi mi attengo alla regola fondamentale di questo sito (no-polemiche, si-proposte)
capisco che se si realizza "Assaggi di San Severo" anche nella rivendita al centro si possono proporre ai consumatori delle offerte su vari prodotti, quindi facendo delle strategie di marketing vere e proprie (con la speranza che i sanseveresi apprezzino di più i prodotti di San Severo). Per onestà devo dire che per le dimensioni della mia azienda il canale che più ci interesserebbe è quello dell'esportazione in Cina (nonostante alcuni problemi tecnici di cui possiamo parlare a voce).

Anonimo ha detto...

Sono produttore di un olio che finora ho venduto solo in lattine. Tutti dicono che è molto buono tanto che me lo ordinano degli amici anch'essi produttori di olio. Adesso vorrei fare il grande passo dell'imbottigliamento, ma quello che mi frena è il fatto che la gente è abituata, a San Severo, a pagare l'olio a "prezzo di frantoio" e non capisce che per imbottigliare le spese sono notevoli. Tutt'altra cosa sarebbe se avessi la possibilità di vendere fuori San Severo. Speriamo che questa iniziativa vada fino in fondo. Se serve un aiuto per organizzarla sono disposto a dedicarci del tempo al di fuori del mio oirario di lavoro.
Complimenti per il marchio "Assaggi di San Severo" che mi sembra azzeccato, specialmente per quel verde oliva.

Anonimo ha detto...

Ho i miei dubbi che si riesca a fare il consorzio. La mia esperienza è tutta negativa: per alcuni anni ho venduto vino, sfuso e in bottiglia. Avevo un locale in centro e partecipavo a mercati e fiere. Ora ho chiuso l'attività e, ritengo, soprattutto perchè ai sanseveresi piace snobbare i prodotti locali (qual è il sanseverese che se fa una cena importante con amici non vuole stupire offrendo un grande vino piemontese o toscano o altro?). Per questo ritengo che il consorzio più che una operazione di marketing sia culturale: prima bisogna rendere il sanseverese orgoglioso della sua terra, della sua città -non solo architettonica, ma anche degli amministratori, i professionisti, gli imprenditori- e poi, forse, capirà che l'olio di San Severo è il migliore del mondo e per il vino si può arrivare ad un prodotto di buon livello. Comunque resto a diposizione completa, anche per un possibile ruolo attivo come per esempio il rappresentante che cercate...

Anonimo ha detto...

Sono un enologo e avrei qualcosa da dire sulla qualità del vino di San Severo (tirata in campo nel commento precedente). Ho lavorato a San Severo ma non sono di San Severo, quindi ritengo che il mio commento sia obbiettivo. Cominciamo dal DOC: anni fa mi sono trovato in un periodo di vendemmia molto caldo e ho potuto constatare che quando la notte non è fresca il Montepulciano (il disciplinare del San Severo rosso è Montepulciano e Sangiovese) riusciva a perdere un grado di acidità fissa ogni notte. Tecnicamente una cosa spaventosa. In questo senso sono avvantaggiati gli abruzzesi e i toscani, a parità di vitigno, cioè sul Doc. Naturalmente non è detto che tutte le estati siano calde. Comunque ora che esistono alternative, conviene non insistere più sul doc, ma andare su vigneti che magari provengono dal sud, come può essere il Primitivo, il nero di Troia e il Negramaro. Questa risulterebbe anche una buona strategia di marketing, tenendo conto che una grossa cantina di San Severo ha venduto il doc rosso San Severo a 70 cent. a bottiglia alla GDO. Probabilmente meno delle spese. Altri vitigni comunque possono presentare altri problemi. Infatti anni fa ho penato per tirar su un raccolto di chardonnay ed ho avuto risultati non soddisfacenti. Ho saputo che una cantina che fa vini di qualità (cioè costosi) di San Severo sta facendo le stesse prove e sono curioso di vedere se saranno più bravi di me.
Mi congratulo per l'idea del consorzio, se si fa sarebbe l'unica salvezza per piccoli e medi, che non hanno non solo i mezzi tecnici ma neanche la cultura del mercato e il potere contrattuale per trattare con i pescecani della grande distribuzione.
Due parole anche sul concetto, molto giusto, che per vendere il San Severo a San Severo manca la cultura. Voglio suggerire una strategia: il plus del San Severo è il rapporto qualità-prezzo. Se vogliamo questa è pure la sua condanna, perchè il professionista, o il parvenu, si vergogna di mettere a tavola, ad una cena importante, un vino che si sa che sfuso costa meno di un euro. Così pure per il ristoratore, che se deve proporre un vino di SS a un sanseverese si vergogna perchè il cliente subito ne dedurrebbe il ricarico. Secondo me bisognerebbe puntare sulla valorizzazione del concetto di vino da tavola, il vino da tracannare, da bere anche distrattamente, senza pensare molto ai sensi; così la bottiglia di vino pregiato si potrà sorseggiare tranquillamente a fine pasto, magari con un buon sigaro, al posto del whiskie (che sicuramente è una bevanda meno pregiata e meno salutare). Questo vale per la gran massa del vino di SS, senza nulla togliere al fatto che negli ultimi anni stanno nascendo vini di qualità che possono ben competere con i grandi d'Italia. Il fatto di poter offrire nell'insieme una gamma così vasta di vini -dal vino da tavola a quello da degustare- è a tutto svantagio dei migliori (come dire: se SS è conosciuto come un vino non di qualità, come faccio a far capire al consumatore che non è tutto così?). E' quì che ci vogliono investimenti in advertising per far capire che SS ha una vasta gamma. D'altra parte sarebbe una ottima strategia, e molto meno costosa, quella di attestarsi in Cina (come vedo fra le tre vie di commercializzazione offerte dal consorzio). E' quella che io chiamo la strategia di Giulio Cesare: crescere in Gallia per conquistare Roma. In questo senso una gamma di prodotti che va dal vino da tavola al vino di qualità costituirebbe una forza d'urto notevole, che da sola basterebbe a far penetrare un nome. Come risponderebbero i sanseveresi se leggessero che il loro vino va forte in Cina? Si vergognerebbero ancora di offrirlo durante i pasti e, magari, anche dopo, seduti in poltrona a parlare di sport e di donne?
San Severo è stata una esperienza importante per la mia carriera, anche una buona scuola, per questo mi è rimasta nel cuore e posso dire, obbiettivamente, che vale più di quanto riusciate a concepire voi sanseveresi e i vostri amministratori. Basta vedere quelle case del centro storico (ancora all'abbandono?), per capire come questa città abbia vissuto tempi migliori.
Non posso che concludere: forza ragazzi "S' ti' a forz, fa!".

Anonimo ha detto...

Sono un enologo di San Severo. Del precedente commento ci sono alcune cose che condivido e altre no, però, in generale, penso che non inquadra il vero problema che avrebbe un consorzio (che, in qualità di Assaggi di SS non comprenderebbe solo il vino ma tutto ciò che si produce a SS; comunque il vino resta il prodotto di punta). Il problema è che a SS vedo troppe cose che non vanno. Giusto per fare degli esempi gran parte delle etichette non rispetta le disposizioni di leggi; su una ho letto di un Montepulciano di 14 gradi; esistono ancora oggi, nel 2006, vini con residuo sotto... e potrei continuare a lungo. Io produco anche vini in proprio, e mi vergognerei di avere come compagni di cordata dei prodotti così approssimativi. Per questo non aderirò al consorzio.