07 gennaio 2007

Oltre i partiti?

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Poiché non ho tempo per moderare tutti i commenti arrivati riguardo all’iniziativa “No party” cercherò di farne un riassunto (includendo quelli di riunioni a cui sono stato invitato).
In generale possiamo dividere i commenti in due categorie: gli entusiasti che sono convinti che dobbiamo andare avanti e i pessimisti che sostengono che non serve a niente.
In genere sono entusiasti coloro che si sono tenuti sempre lontani dalla politica e, specialmente, dai partiti. I motivi per andare avanti:
- i politici pressoché tutti, di ogni partito, fanno innanzitutto i propri interessi o, al più, di determinati gruppi ma non badano mai all’interesse comune; questo ha portato ad un distacco del popolo dai partiti e dalla politica che potrebbe premiare il cosiddetto “voto di protesta”;
- come all’epoca di tangentopoli gli italiani hanno saputo ribellarsi, arrivando addirittura a cancellare i partiti di governo (qualcuno parla di “un regime durato il doppio di quello fascista”) così si può vedere se i tempi sono maturi per mischiare di nuovo le carte, ora che tangenti e corruzione hanno ripreso ad essere la colonna portante del sistema partitico.

Al contrario, chi pensa che mettersi in concorrenza con i partiti è tempo perso, sono spesso persone che già hanno avuto esperienze “alternative” ai partiti senza concludere molto. Ragionano così
- i partiti sono organizzazioni così potenti che è inutile tentare di contrastarli. Prova ne sarebbe tangentopoli che nonostante la bufera provocata ha portato ad un riciclaggio dei vecchi politici, magari con l’esclusione solo dei più compromessi;
- i politici sono professionisti nel rigirare la frittata, mentre noi siamo dilettanti: può confrontarsi il bancario che la domenica gioca a calcetto con un calciatore di serie “A”?
- il sistema portante dei partiti, finanziarsi attraverso il circolo vizioso “appalti-tangenti” è rimasto inalterato;
- mai fidarsi di coloro che criticano i partiti e si dicono pronti ad impegnarsi in vie nuove: spesso è gente che proprio perché non ha avuto il suo tornaconto cerca altre strade per arrivare ai propri scopi
- mai fidarsi di chi sa solo lamentarsi: anche se gli dai la possibilità di gestire qualcosa dimostrano che sono specialisti nella protesta, niente di più;
- ognuno è portato a sopravvalutare i propri meriti e a sottostimare quelli degli altri. In politica ciò si tradurrebbe nel fatto che seppure ci fosse un successo di forze nuove, ognuno poi accamperebbe meriti maggiori per occupare i posti a disposizione.

D’altra parte proprio in questo blog il 25 ottobre 2006 veniva pubblicata una lettera di un politico che lamentava che a lui vengono richieste raccomandazioni e posti di lavoro, senza che nessuno abbia la minima coscienza di quanto questo sia a scapito del mandato di lavorare per gli interessi della comunità e non per i propri o quelli di singoli cittadini.

Personalmente sono più d’accordo con le posizioni dei “pessimisti”. Qualche esperienza l’ho avuta e ho potuto toccare con mano la delusione derivante dal dare credito a gente che è brava a parlare ma non a fare.
Eppure nei commenti sono venute fuori idee, propositi ed energie tali che è difficile non illudersi che qualcosa può cambiare.
Per questo vorrei concludere con una proposta a tutti i sanseveresi e a tutte le molte forme di organizzazioni non partitiche: perché non dite la vostra?
Se ognuno dichiara pubblicamente (cioè su questo blog) come la pensa, che ruolo vorrebbe o potrebbe avere in una proposta alternativa, che impegno vorrebbe portare avanti, forse da cosa nasce cosa…
Da parte mia voglio continuare ad avere un ruolo di moderatore e quindi invito le ong a segnalarmi quando tengono le proprie riunioni: se posso parteciperò volentieri.
Da moderatore lancio dei temi di riflessione: se vogliamo trovare una strategia comune al di là dei soliti schemi (destra-centro-sinistra) dobbiamo innanzitutto trovare degli obbiettivi comuni (laddove strategia vuole significare la via più breve per raggiungere un obbiettivo).
Abbiamo tutti a cuore la sorte di San Severo? Siamo tutti d’accordo che il benessere è veicolo e tramite di valori di civiltà, democrazia, rispetto reciproco mentre la povertà può portare a conflitti e tensioni per dividersi quel poco che c’è? E quindi siamo tutti d’accordo che creare imprese che danno lavoro e non fanno danni ambientali può diventare un impegno comune?

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